La cura del “Grazie”

Esattamente 5 anni fa, il 13 maggio 2015, Papa Francesco ha fatto un discorso di cui mi ha colpito questo passaggio: “Dobbiamo diventare intransigenti sull’educazione alla gratitudine, alla riconoscenza: la dignità della persona e la giustizia sociale passano entrambe di qui”.

Perché è così importante la gratitudine?

Photo by Panos Sakalakis on Pexels.com

Mi sono incuriosita e sono andata a vedere se ci sono delle ricerche in merito al potere della gratitudine. Innanzitutto, per capire meglio l’argomento, sono andata a vedere l’etimologia della parola “grazie” (come dico sempre a mio figlio, le parole sono più “pesanti” di quello che sembrano e non possiamo usarle con “leggerezza”…).

Grazie è il plurale latino di gratia, che secondo il dizionario Petrocchi significa “la maniera naturale che rende piacevoli gli atti, il parlare, le forme”. In altri dizionari si trovano definizioni simili, quindi prima di tutto c’è un richiamo alla piacevolezza. Ma non basta: l’espressione “Grazie!” è ellittica, perché omettiamo il verbo “rendere”. Quindi ogni volta che pronunciamo la parola “grazie”a qualcuno in realtà diciamo “ti rendo grazie”, cioè gli restituiamo le nostre espressioni di piacere per riconoscergli una gentilezza. Dal latino grazia deriva anche la parola “gratis”, che vuol dire senza costo, senza debito. Per riassumere fino a qui: piacevolezza, riconoscenza e senza costo sono significati legati al grazie.

Se però vogliamo approfondire ancora, i latini usarono la parola grazia per tradurre il greco charis che significa “avvenenza, favore, dono, ricompensa, benevolenza”; da “charis” attinsero anche per le parole “carus”, cioè che suscita sentimenti di affetto, e “caritas”, amore.

Che parola ricca di sgnificati! E noi che ce la dimentichiamo così spesso…

Come sempre, le parole non solo comunicano una realtà, ma prima ancora la definiscono e la rendono conoscibile. Lo si può evincere dagli studi del dottor Robert Emmons, psicologo da molti definito il guru della gratitudine a livello internazionale. Il dottor Emmons ha dedicato tutta la sua vita accademica e professionale allo studio degli effetti sulla persona e sulla società della gratitudine, andando oltre a chi la considera un mero gesto di buona educazione.

Gli effetti principali riscontrati agiscono su tre fattori:

  • psicologico individuale
  • sociale
  • benessere fisico

Educare alla gratitudine vuol dire innanzitutto prendere consapevolezza del bene che permea la nostra vita. Questo non vuol dire avere un atteggiamento naif che ignora le difficoltà, il dolore, i problemi, ma al contrario, vedere che c’è di più di ciò che ci schiaccia e ci appesantisce. C’è qualcosa che ci dà la possibilità di evolvere, di elevarci, di crescere, di superare le difficoltà e che si può presentare in tante forme: nell’aiuto offerto da qualcuno, nella conoscenza, perfino negli sbagli. Imparare ad essere grati di quel che abbiamo vuol dire che ne abbiamo coscienza, e maggiore è la consapevolezza maggiore è la nostra capacità di trarne beneficio. Quindi sul piano individuale la gratitudine ci aiuta a vivere consapevolmente il presente, a riconoscere le nostre capacità, i nostri talenti e a valorizzarli per costruirne nuovi, per lasciare un’impronta nel presente in cui viviamo. Per questo Bergoglio associa alla gratitudine il senso di dignità umana e individuale di ciascuno.

Educare alla gratitudine vuol dire anche riconoscere che il bene nella nostra vita è anche al di fuori di noi, e che ci può arrivare in maniera inaspettata e senza chiedere nulla in cambio, come la carità. Per cui la gratitudine blocca le cosiddette “emozioni tossiche” che possono corrompere la nostra felicità, come l’invidia e il risentimento. Come si può essere allo stesso tempo grati di ciò che si ha ed invidiosi di quel che ha qualcun altro? La gratitudine non solo quindi respinge le emozioni tossiche, ma apre e predispone verso quelle più positive, come la gentilezza, la cura, il rispetto, l’attenzione verso l’altro, che può farsi portatore del bene nella nostra esistenza. Ecco perchè si può legare la gratitudine alla giustizia sociale.

Ma non solo! Secondo uno studio pubblicato nel 2012 sul Personality and Individual Differences la gratitudine ha un impatto sulla nostra salute, e le persone sottoposte a vari esercizi di allenamento alla gratitudine mostravano un sistema immunitario più forte, meno dolori di vario genere (mal di testa, mal di schiena ecc), pressione sanguigna più bassa. Questo perchè il sentirsi grati di ciò che si ha spinge ad avere maggiore cura (“carus” di prima) di se stessi, che si traduce quindi in un maggiore benessere fisico e mentale.

Stasera, prima di addormentarti, prova a fare una lista delle cose di cui sei grato e delle persone a cui dire grazie.

Un primo passo per migliorare la tua vita.

Se volete approfondire, ecco un breve discorso dello stesso Emmons:

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